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Memoria non Dichiarativa
Il Potere dell'Implicito nella Mente Umana
memoria non dichiarativa (1)

Introduzione: Memoria Non Dichiarativa

La memoria non dichiarativa rappresenta un aspetto affascinante e spesso sottovalutato del nostro sistema cognitivo. A differenza della memoria dichiarativa, che implica la consapevolezza e la possibilità di verbalizzare i ricordi, la memoria non dichiarativa opera in modo implicito, influenzando le nostre azioni senza che ne siamo pienamente coscienti.

Questa forma di memoria a lungo termine (MLT) comprende diversi sottotipi, tra cui la memoria procedurale e il priming. Approfondiamo insieme il loro funzionamento e il loro impatto sulla nostra vita quotidiana.

immagine che raffigura la memoria non dichiarativa

Memoria Procedurale: Le Abilità che Restano Impresse

La memoria procedurale è responsabile dell’apprendimento e del consolidamento delle abilità motorie e cognitive automatiche. Si tratta di attività che inizialmente richiedono uno sforzo consapevole, ma che con la pratica diventano automatiche, come:

  • Andare in bicicletta
  • Scrivere a mano o digitare sulla tastiera
  • Guidare un’auto
  • Suonare uno strumento musicale
  • Nuotare o ballare
  • Preparare una ricetta senza dover consultare istruzioni
  • Risolvere un cubo di Rubik dopo averlo appreso in passato

Queste abilità vengono immagazzinate grazie alla ripetizione e alla pratica, coinvolgendo principalmente i gangli della base, il cervelletto e la corteccia motoria. Una volta apprese, diventano difficili da dimenticare, il che spiega perché, dopo anni senza praticare, si può tornare a eseguire queste attività quasi istintivamente.

Memoria Procedurale e Riabilitazione Cognitiva

La memoria procedurale gioca un ruolo chiave nella riabilitazione di pazienti con deficit cognitivi. Ad esempio, nei pazienti affetti da Alzheimer, le abilità procedurali spesso rimangono intatte anche quando la memoria dichiarativa inizia a deteriorarsi. Questo fenomeno viene sfruttato nella terapia occupazionale, dove attività come il disegno, la scrittura o il cucinare possono essere mantenute più a lungo rispetto alla capacità di ricordare eventi o nomi.

Inoltre, numerosi studi dimostrano che la memoria procedurale può essere un valido strumento nei trattamenti per disturbi neurologici come il Parkinson, dove la ripetizione di movimenti specifici aiuta a contrastare la progressione della malattia.

Priming: Quando il Passato Facilita il Presente

Il priming è un fenomeno cognitivo secondo cui l’esposizione a uno stimolo in passato facilita l’elaborazione dello stesso o di uno simile in futuro. Esso avviene in modo automatico e può influenzare la percezione, il comportamento e il processo decisionale.

Esistono diversi tipi di priming:

  • Priming percettivo: Se vediamo ripetutamente un logo o un’immagine, saremo più inclini a riconoscerlo rapidamente in futuro.
  • Priming semantico: Se leggiamo la parola “gatto”, la nostra mente sarà più veloce a riconoscere parole correlate come “felino” o “micio”.
  • Priming affettivo: Le emozioni associate a un’esperienza passata possono condizionare il modo in cui rispondiamo a situazioni simili nel futuro.
  • Priming ripetitivo: Una parola o un concetto ripetuto più volte tende a rimanere più impresso nella memoria.

L’Influenza del Priming nella Vita Quotidiana

Il priming è utilizzato in numerosi contesti, spesso senza che ce ne rendiamo conto:

  • Pubblicità e marketing: I brand sfruttano il priming per influenzare le preferenze dei consumatori, mostrando ripetutamente loghi o slogan in modo che risultino familiari e rassicuranti.
  • Apprendimento e istruzione: Gli insegnanti possono usare il priming per facilitare la comprensione di concetti complessi, introducendo parole chiave prima di una lezione.
  • Psicoterapia: Alcuni approcci terapeutici utilizzano il priming positivo per modificare schemi di pensiero disfunzionali.
  • Social media: I contenuti che visualizziamo frequentemente influenzano inconsciamente le nostre opinioni e percezioni.

Connessioni tra Memoria Procedurale e Priming

Sebbene siano due processi distinti, la memoria procedurale e il priming condividono il fatto di operare in modo implicito, senza richiedere uno sforzo consapevole. Entrambi dimostrano come il cervello sia in grado di immagazzinare e utilizzare informazioni senza che ne siamo pienamente consapevoli.

Ad esempio, una persona che ha praticato la dattilografia per anni (memoria procedurale) può beneficiare del priming quando vede per la prima volta una nuova tastiera simile a quelle già usate, adattandosi rapidamente alla disposizione dei tasti.

Conclusioni

La memoria non dichiarativa è un elemento essenziale della nostra esistenza, influenzando il modo in cui impariamo, ci adattiamo e rispondiamo agli stimoli esterni. Comprendere il funzionamento della memoria procedurale e del priming non solo aiuta a migliorare le strategie di apprendimento, ma offre anche spunti interessanti su come ottimizzare la nostra vita quotidiana e persino il modo in cui interagiamo con la tecnologia e l’ambiente che ci circonda.

Bibliografia

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  • Schacter, D. L. (1992). “Priming and multiple memory systems: Perceptual mechanisms of implicit memory”. Journal of Cognitive Neuroscience.
  • Eichenbaum, H. (2012). “The cognitive neuroscience of memory”. Oxford University Press.
  • Baddeley, A. D. (1997). La memoria umana: Teoria e pratica. Edizioni Il Mulino.
  • Mechelli, A. (2019). Il cervello e le sue funzioni cognitive. Carocci Editore.
  • Gazzaniga, M. S. (2014). Neuroscienze cognitive: La biologia della mente. Zanichelli.
  • Tulving, E. (1983). Elements of Episodic Memory. Oxford University Press.

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